Il primo impatto che qualsiasi persona ha con se stesso e con gli
altri è, sicuramente, il proprio corpo. Il corpo può essere giudicato
da vari punti di vista: il corpo e il suo rapporto con l'altro, il
corpo e la società, il corpo e i problemi psicofisici.
Nel rapporto con l'altro il corpo si trasforma, a mio parere, nel
nostro biglietto da visita, l'aspetto estetico e visivo sono
sicuramente il primo impatto che si ha con l'altro; da questo
scaturiscono diversi giudizi che un apersona può formulare alla vista
dell'altro (preciso che come corpo, per ora, intendo corpo coperto,
vestito): bellezza, bruttezza, magrezza, grassezza, persona
introversa, estroversa.
Nel rapporto con la società il discorso può essere un po'
problematico. L'esempio più eclatante di rapporto con la società è
quello di usare il proprio corpo come strumento di carriera
all'interno di quella stessa società. Si possono prendere come spunto
i mass-media che giorno e notte fanno vedere ragazzi e ragazze che
esibiscono, denudano il proprio corpo per scalare le classifiche o
ottenere la classica e ormai stufante popolarità, per risultare,
quindi, agli altri, piacenti e degni di essere guardati. Si può
constatare, di conseguenza, che il rapporto che questo tipo di
persone hanno con il proprio corpo sia di accettazione. Al contrario,
ci sono molti casi in cui persone rifiutano il proprio corpo e che
per entrare a far parte della sociatà o semplicemente per essere
accettati dai propri coetanei lo modellano a immagine e somiglianza
di ciò che gli stessi mass- media propinano 24 ore su 24.
Così entra in gioco l'aspetto psichico: non piaccio, gli altri non mi
accettano, quindi soffro, credo di risolvere la situazione cambiando
me stessa ma molte volte peggioro solo la situazione; ecco qui che
abbiamo casi di anoressia e bulimia. Il corpo, quindi, come riflesso
del mio stato d'animo.
Quando soffriamo, quando stiamo male, il nostro corpo è il primo a
risentirne.Quest’anno Benazir parlerà del corpo…di come questo si relaziona e comunica, nel suo continuo mostrarsi e nascondersi, con l’io e con gli altri.Il rapporto col mio corpo è sempre stato piuttosto complesso, soprattutto nella relazione con me stessa.La comunicazione di massa si è impadronita di temi riguardanti l’immagine corporea e la bellezza contribuendo a creare e diffondere stereotipi e modelli di bellezza ideale molto difficili se non, in certi casi, impossibili da raggiungere. Ammetto che per un periodo mi sono lasciata influenzare troppo da questi modelli: quando mi guardavo allo specchio sentivo un rifiuto totale per il mio corpo, non mi piacevo. Volevo essere diversa, più simile alle donne che si vedono in tv, illudendomi stupidamente e ingenuamente che così tutto sarebbe stato più semplice nelle relazioni con gli altri e soprattutto nella relazione con l’altro sesso. Nonostante il rifiuto iniziale che provavo nei confronti del mio corpo, ho cominciato pian piano ad ascoltarlo, a guardarlo con occhi diversi, a toccarlo e a conoscerlo meglio…insomma, ad accettarlo. Il corpo è bellissimo (anche se non è come quello di una velina)…è bellissimo e va scoperto in ogni sua parte perché può regalare emozioni immense. La scoperta del mio corpo da sola, chiusa tra le quattro mura della mia stanza, è stato il fondamentale punto di partenza nell’accettazione di me stessa. Con questa consapevolezza il rapporto con l’altro, il rapporto tra il mio corpo e il corpo dell’altro, è diventato meno difficile, più maturo e di conseguenza più bello e piacevole.Ovviamente di strada da fare ce n’è ancora…molte insicurezze sono rimaste…Per questo sono pronta a relazionarmi, a confrontarmi, a parlare del mio corpo, a far crescere la Benazir che è in me. Molte volte mi sono ritrovata a pensare al corpo. Cos’è il corpo?Che rapporto ho col mio corpo?E se ho un rapporto vuol dire che è altro da me?Ingenuamente per molto tempo ho seguito dentro di me le parole di pensatori che esprimevano la distanza e la gerarchia tra mente e corpo.Io sono qualcosa perché penso. Il corpo allora cos’è?la mia gabbia?Il mio strumento?La parte sensibile mortale?Quanto tempo a nascondersi dietro queste parole.Certo facevano comodo, erano lì già pronte insediate in quella cultura nella quale sono stata e sono immersa.Non riesco ancora a capire in fondo chi sono io : Anima, Corpo, la loro relazione?Non riuscendo a rispondere chiaramente a queste domande mi sono rifugiata nell’idea di un Io pensante, non dando importanza al corpo o comunque ritenendolo inferiore in qualche modo al vero essere.E così per molto tempo non l’ho conosciuto, l’ho nascosto, non l’ho ascoltato.Ma lui si faceva sentire, spingeva per un nostro incontro. Paradossalmente solo grazie all’incontro con l’altro ho conosciuto me stessa (me stessa intesa come corpo : dunque forse l’altro che c’è in me?o l’altro in questo caso sono io?).C’è una frase che dice “ Grazie all’amore ho conosciuto quanta carne c’e nello spirito”.Ed è così grazie all’amore per l’altro ho conosciuto il mio corpo, ho iniziato ad ascoltarlo a relazionarmi di più. E cosa più fondamentale : cosa vuol dire quanta carne c’è nello spirito?Forse lo spirito non è altro che carne, è fatto di carne, di sensazioni, passioni, dolori che sfuggono lasciando in noi nel nostro spirito qualche traccia.Inizio a pensare che noi siamo il nostro corpo ma questo mi pone di fronte ad una realtà diversa, complessa e dura.Sono così imperfetta, mortale, fragile.Sono quell’altro con il quale non ho voluto fare i conti.Non si può scappare dall’amore, dal mortale, dall’affetto della carne.Ci hanno portato lontano da noi stesse con la repressione, con l’ignoranza, attraverso una cultura dell’essere.Benazir in silenzio mi ha riportato a “casa”, l’amore mi ha riportato a “casa”.Ma questa “casa” la devo costruire, innalzare una nuova vita : il mio corpo io.Mi appresto a fare questo con imbarazzo ed incertezza : a conoscere l’altro che c’è in me, a sentire Benazir.
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