Segnaliamo il
Seminario di Diotima
La lingua materna dà accesso immediato all’autentica sfera della realtà ma anche alla follia
Abbiamo preso spunto, nel seminario di quest’anno, da un pensiero dello scrittore vicentino Luigi Meneghello. Perché questo tema? Per una sofferenza di un mondo vissuto e percepito sempre più irreale, finto. Forse per le troppe mediazioni nel lavoro, nella burocrazia, per le troppe informazioni e scelte, per una moltiplicazione infinita di regole nella vita pubblica e privata. Troppi passaggi nel nostro scambio con il mondo, senza che ce ne sia una necessità o senza che noi riusciamo a capirla. Viviamo come al di là dello specchio di Alice, dove le cose che conosciamo sono raddoppiate all’infinito e non riusciamo più a toccarle con mano, viverle semplicemente e intensamente.
Parlare la lingua materna, come ci ha aperto immediatamente un mondo da piccoli, così ci può ora riallacciare al reale nella sua intensità. Avviene che il godimento della lingua e del reale, senza soluzione di continuità, dia il via contemporaneamente ad un proliferare molteplice di parole. Si tratta di un formicolare di idee, parole, immagini estranee alle mediazioni culturali già date. Si può creare così un andirivieni tra il godimento immediato della realtà e il dare espressione a pezzi di realtà che si muovono liberamente, un po’ sconnessi, e che accennano ad un altro ordine di significati rispetto a quello dato.
In questa situazione ci si trova ad un bivio. C’è un cattivo modo di stare nell’immediatezza, prendendo quel che così si sperimenta come se fosse tutto il mondo. Si scivola in tal modo in una solitudine murata dentro, sofferente, che è molto vicina al delirio. E c’è anche un modo esistenzialmente e politicamente praticabile di legarsi al reale, al godimento che ne abbiamo, lasciando che si creino associazioni di pensiero libere, vive, altre rispetto all’ordine dominante dato.
Molte scrittrici e molti testi di mistica femminile testimoniano della capacità di tenere assieme un ordine del reale vissuto intensamente assieme a quello fluttuante di simboli che si rincorrono liberamente. Un andirivieni fluido e sperimentale simbolicamente. Viene in realtà chiamato folle solo da chi teme l’intensità del vivere, perché può risultare sovversiva. Politicamente pericolosa. Proprio in questo senso vorremmo dare l’impronta al nostro seminario: mostrare la forza politica di questo andirivieni, la qualità sovversiva del radicarsi nel reale.
Alcune indicazioni di lettura:
Luigi Meneghello, Libera nos a malo, Rizzoli, Milano 2007
Eva-Maria Thüne, All’inizio di tutto la lingua materna, Rosenberg & Sellier, Torino 1998
Aa.Vv., Diotima. L’ombra della madre, Liguori, Napoli 2007
Anna Maria Ortese, Corpo celeste, Adelphi, Milano 1997
Luisa Muraro, La Signora del gioco, La Tartaruga, Milano 2006
Ingeborg Bachmann, Malina, Adelphi, Milano 1973.
Seminario di Diotima
La lingua materna dà accesso immediato all’autentica sfera della realtà ma anche alla follia
Il seminario si terrà a partire da venerdì 5 ottobre, dalle ore 17 alle 19, con il seguente calendario:
5 ottobre, ore 17, Chiara Zamboni
Chi tiene il filo?
12 ottobre, ore 17, Wanda Tommasi
Soglia
19 ottobre, ore 17, Katharina Rutschky
La realtà cifrata
2 novembre, ore 17, Luisa Muraro
Le Signore del gioco
9 novembre, ore 17, Marina Terragni
C’è politica all’Esselunga
16 novembre, ore 17, Annarosa Buttarelli
Politica dell’altro mondo
23 novembre, ore 17, Cristina Faccincani
Udir con gli occhi
Gli incontri saranno in aula T8, alla facoltà di Lettere e Lingue dell’università di Verona, via San Francesco 22.
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